Dobbiamo cambiare L’Europa e credo che ora abbiamo la nostra chance. Più presto che tarde, gli europei dobbiamo decidere la direzione del loro futuro, se vogliamo avanzare avanti o rimanere statico in una crisi constante. Con quest’ultima catastrofe, ci ha presentato un’opportunità per riformare la struttura dell’Europa e determinare il nostro per il bene. Quella riforma è imprescindibile, non solamente per gli europei come popoli viventi, ma anche per tutto il mondo.
Noi dobbiamo riconoscere che abbiamo fatto gravi errori in determinare il nostro fato presente. Abbiamo, come europei, preso decisioni che hanno lasciato il mondo, semmai, in balia delle forze di un consumerismo aggressivo insieme a un cosmopolitismo inflessibile. Europa si deve presentare come la speranza in un mondo dove non c’è. Ma prima di tutti, necessitiamo vedere, correggere, e cambiare tutto che abbiamo sbagliato.
Gli europei abbiamo esperimentato tre crisi durante questi ultimi dodici anni. Prima, la crisi finanziera di 2008 che ha rivelato la follia dell’eurozona con la seguente crisi del debito sovrano. Dopo, la crisi dei migranti di 2015-16, quando vedevamo l’apice dell’ingresso incontrollato in l’Europa, senza sapere né chi erano né che cosa volevano fare qua. E ora abbiamo quello che era meno voluto, quando abbiamo appena visto un poco miglioramento, il coronavirus viene per buttarci giù di nuovo.
Ma questa crisi ci affetterà in una altra maniera come le ultime due non hanno conseguito. Gli effetti delle crisi finanziera e dei migranti non hanno raggiunto alle nostre case nella stessa maniera come abbiamo ora. Hanno affettato solo certe parti della società e per il resto della comunità non affettata, l’impatto delle due sembra abbastanza astratto. Ora ci lo sentiamo tutti, dentro delle nostre case, rinchiusi e relegati, le conseguenze sono fin troppo concrete. Se qualcosa è certo, non torneremo normali quando si termini.
Credo, sinceramente, che il coronavirus è una conseguenza della nostra irresponsabilità economica e politica della classe cosmopolita. Durante le ultime decade, insieme alla globalizzazione, abbiamo assistito il trasferimento a massa di lavori ed industrie alla Cina. Il motivo, perché semplicemente era più economico farlo così. Con la perduta di lavori, e l’apertura delle frontiere dentro dell’Unione Europea, moltissimi hanno perduto, no solo il loro lavoro, neanche la loro maniera di vita. Come conseguenza, i nostri governi spendono troppo per mantenere grandissimi stati sociali perché non esistono più il loro supporto vitale, cioè, il lavoro. Prendendo il posto di conoscimento e competenza è l’ascensione delle specializzazioni ed inettitudine che lasciano tutta responsabilità. Per finanziare questi stati sociali, ci siamo sommersi di troppi debiti insolvibile, incoraggiati dai bassi tassi di interesse, ci siamo messi in una situazione precaria. Con l’esportazione dei costi all’estero, la diminuente qualità dei prodotti riflessa quel sacrificio fatto da quelle persone meno affettate e più beneficiate. Effettivamente, abbiamo sprecato tutto che le nostre generazioni tardavano secoli costruire.
Le forze globalizzanti della economia abbinano quelle cosmopolite della politica. Viviamo in qualcosa come un nihilismo sociale, dove tutti siamo autonomizzati per il caso dell’individualità e la libertà. Possiamo fare quello che voglia, perfetto. Ma che libertà è veramente, se non siamo in controllo della stessa? Nessuna. La marcia dei materialisti perché non ci dominiamo dalle nostre anime ma invece dai nostri corpi, ha creato un’esistenza noiosa, smorzante ed offuscante. Vedendo al tasso di suicido, è evidente che bramiamo qualche significato più che il nostro piacere egoista. La vita è tanto facile che non la vogliamo viverla. Senza prospetti del futuro poiché sia inutile risparmiare i soldi, abitiamo con i nostri genitori finché gli trenta anni, e noi beviamo, scopiamo, mangiamo, spendiamo per dimenticarlo. Siamo depressi, e tutto è un scherzo.
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Pertanto, avevamo le rivoluzioni populiste da 2016-2018. Prima di loro, esistevamo in un tempo di insidiosa postdemocrazia. Non c’era nessuna opzione quando ogni partito voleva la stessa cosa. Le decisioni importanti erano prese dietro porte chiuse dentro delle banche ed istituzioni finanziere e negoziazioni commerciali erano disquisite segretamente. I parlamenti nazionali erano avvilite case di attori cinici: terreni fertili di megalomania. Dunque i popoli ne hanno smesso, volontariamente revocatati dalla politica.
Però con il Brexit, e la decisione del Regno Unito uscire dall’Unione Europea, qualcosa speciale è passato. Se fosse giusto o no, quel referendum ha rivelato la vera divisione dentro dei nostri paesi: non tra conservatori e socialisti, capitalisti e marxisti, però tra i comunitari e cosmopoliti. I seguenti populismi, agli Stati Uniti, Italia, Brasile e altre parti del mondo si hanno mostrato i nuovi partiti del futuro. Però questi nuovi movimenti populisti hanno fallito. Sequestrati da volgaristi come Trump e Salvini, tutto onore una volta presente nei movimenti si hanno impennato nella volgarità, slogan e qualcosa superficiale. Preferiscono insultare per intrattenere che fornire direzioni, speranza e senso che vuole la gente
È evidente che il popolo europeo abbia ancora spirito e passione per fare. Nonostante la constante autofustigazione, noi ci sappiamo che abbiamo la potenza di fare qualche bene nel mondo. L’autofustigazione europea è il suo peccato più grande. Il vergogno e colpa che esibita la nostra classe politica hanno spinto il nostro regresso dal mondo, sentendo contaminato dalla storia, imperialismo, razzismo, genocidio e guerra, pensiamo che essere attiva dentro del mondo, faremmo più del male che del bene. Ma abbiamo offerto tanto bene anche insieme al male:
Noi europei abbiamo diffuso la democrazia, l’economia, la libertà, la filosofia, la musica, ragione ed arte, letteratura ed architettura, idee politiche e religiose, la scienza, l’investigazione, i diritti umani, l’uguaglianza, lo stato di diritto, più lingue belle che si possono contare. Noi stessi abbiamo creato e compartito tutto questo e dobbiamo esserne orgogliosi! Eravamo noi chi facevamo quel sacrificio attraverso tirannie e guerre, fuoco e morte per discoprire questi valori. Senza noi, il resto del mondo sarebbe tantissimo più povero… e abbiamo troppo per dare perfino! Non valleremmo niente a nessuno se morissimo, ed il mondo sarebbe un luogo addirittura più oscuro.
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Ma da dove viene questa potenza nostra? Qual è il valore che ci separa dal resto del mondo, da dove provengono il nostro successo a quale aspira tutto il mondo? Viene perché noi abbiamo una sviluppata nozione della nazione. La nazione è quello che ci conduce alla grandezza perché permette la libertà di ogni individuo e la riconoscimento della sua umanità inoltre la sua connessione alla stessa. La nazione è l’organica connessione che abbiamo dentro delle nostre comunità. La ragione perché non siamo automi come ci avrebbe il cosmopolitismo, è perché perteniamo a una comunità nazionale. La nazione è il principio più sacro dell’umanità poiché, senza lei, nessuno può collegare alla comunità internazionale. Attua come se fosse un ponte tra l’individuo ed il mondo. Se non avessimo la nazione, come potremmo trovare quella connessione?
Perciò, il cosmopolita è tanto sbagliato ed incorretto: il antinazionalismo che propagano rompe, rovina e distrugge questa meravigliosa prodezza umana. Nel mondo cosmopolita senza nazioni, cessiamo essendo individui. Siamo capitale umano, risorse autonomizzate che devono fare la volontà dei ricchi ed i potenti. L’anarchia globale è il risultato, nonostante mai l’ammeterebbero. L’individuo è tirato in una nuova tirannia, solo e la proprietà di tutti gli altri… La nazione è quel principio che ci da dignità e l’umanità. Credenza nella realtà delle nazioni è il riconoscimento dell’umanità di altri, perché non più vediamo il mondo come roto in parti settarie di razza o classe o qualche altro concetto materialista, ma come il tutt’uno che è. Come troviamo la nazione, ci da la potenza di realizzare la nostra missione nel mondo. Ogni individuo, santificato con unici talenti e abilità, ha un ruolo per fare la propria parte verso il progresso umano. Tanto come l’individuo, le nazioni diverse hanno anche questo ruolo verso la comunità internazionale.
Quindi abbiamo un dovere trovare la nazione per il caso di servire l’umanità, ma come lo possiamo fare? La nazione, ci dicono, è la radice del male, la guerra, la frontiere tra amici. Il nazionalismo, ci dicono, è il problema e sempre lo sarà. Ma non era l’alleanza di popoli liberi che hanno iniziato le guerre mondiali, però il cinismo di principi e politici individuali o ideologia basata nel razzismo e la supremazia. Esser nazionalista non l’appoggia della tua classe politica né la credenza che la tua è suprema e deve governare sopra tutti gli altri. Esser nazionalista significa che vedi l’uguaglianza tra tutte le diverse nazioni, e che tutte hanno il diritto all’autodeterminazione, perché solo per quella maniera potrebbero realizzare il suo servizio per il miglioramento dell’umanità. Beh, venga, basta di quest’assurdità antinazionalista.
Come che un individuo solo potrebbe servire il mondo attraverso la nazione, la nazione solo potrebbe essere libero se ognuno dentro di cui è libero. La nazione non significa una persona - questo è la dittatura - ma la collaborazione di tutti che la rendono essendo liberi per decidere, parlare ed agire. Perciò la nazione non è libera senza la democrazia perché il suo destino non è deciso per solo un uomo, ma una collettiva in un voto libero. Senza la democrazia, non si ci potrebbe essere la libertà. La democrazia da una voce a tutti nel mondo. La voce di una persona è più forte dentro della nazione più che dentro della distopia disiderata dai cosmopoliti. La libertà d’azione fa possibile l’auto-attualizzazione dei talenti e abilità di ogni persona, che le possono utilizzare per il miglioramento delle loro condizioni economiche e il farsi capace servire il resto della sua comunità, e quindi l’intera umanità. Anzi non possiamo funzionare in livello globale perché non è ottimo. Se l’eurozona ha provato qualcosa, e che la nazione è l’organizzazione economica, sociale e politica più ottima. Troppo grande, inizia crollare, troppo piccolo, non può raggiungere al suo destino.
L’assegnazione delle priorità alla nazionalità elimina le altre divisioni dentro della società. Insensate identità come la razza o classe o sessualità generano settarismo e odio dentro di una comunità. L’unità solo viene con la rinuncia di quelle divisioni superflue e dannose che rendono più profonde le ferite nella società. Che facciamo la classe un fenomeno solo economico più che anche della cultura e facilitare la proprietà di capitale nelle mani di operai anziché una politica di vendetta e risentimento. Invece della politica di razza ed etnicità, dobbiamo accettare che non esistono nessuna delle due. Solo l’individuo e la nazionalità ti rendono più che la sua biologia, e ti fa una persona nel tuo proprio diretto! La nazione è il fine del male della razza.
Il nazionalismo democratico quindi è una forma di comunitarismo. Piuttosto che il fuoco del socialismo, un amore per la società, piuttosto che un’ossessione con il liberalismo, una passione per la libertà. La nazione è il rispetto fra un gruppo de persone e ci presenta con visione. La grande mancanza oggi è quella visione. In un mondo dove solo ci sembra la misura e la depressione, il dolore ed il soffrimento, richiediamo una visione per darci la speranza: la nazione è quella visione romantica.
Allora, parlare di tutto questo, qual è l’intenzione di questo saggio? Che cosa voglio fare? Vedo che l’Europa va male e che dobbiamo salvarla. L’Unione Europa, nella mia opinione, ha stato il problema in molti casi. Invece di avere una comunità di nazioni libere, un’alleanza liberata di popoli uguali abbiamo al suo posto un impero. L’Unione è la Torre di Babele sperando crollare: è troppo complessa e complicata per essere una forza per il bene nel mondo, perché non è possibile avere un’entità tanto grande e morale alla stessa volta. Le bisogna disperatamente una riforma se volessimo evitare il disastro che sicuramente verrà dopo della crisi; gli europei demanderanno cambio.
Ci sono moltissimi problemi con l’Unione attualmente. La mancanza di una politica fiscale coordinata con la monetaria ha risultato a tanti problemi economici dei paesi del sud, dato che la creazione dell’euro non era necessario e fatta per motivi ideologici. La sua supposta democrazia è tenebrosa ed opaca, nascosta da una burocrazia immensa ed insufficiente. Non c’è regolamento delle frontiere intere e anche estere, rendendolo difficile controllare, per esempio, la crisi dei migranti, o attentati terroristi come a Parigi 2015, o la pandemia corrente. Il più delle volte, vediamo che questo lusso di frontiere aperte causano più problemi di quanti ne valgono la pena. Si nota che sono un lusso perché la risposta ai problemi che hanno causato sempre è la fermata di loro. L’Unione è seduta sopra l’Europa, succhiando a secco l’energia dei europei nel nome di loro. Assumendo la responsabilità per i loro successi e colpandoli quando le cose vanno male. Esiste qualcosa più imperialista? Il cinismo del progetto, evidente con il duopolio tra la Germania e la Francia, espone quel internazionalismo per quello che è veramente; la Francia ha la protezione dei suoi agricoltori, e gli interessi tedeschi possono avanzare la sua mano sopra l’Europa orientale in pace. Vogliamo continuare con un progetto come tale?
L’Unione Europea non è l’Europa. Anzi l’Europea sta sofficcando sotto dell’Unione e la sua incompetenza, ma qual è la soluzione? Ci sono due direzione: la federalizzazione o una mancomunità riformata. La ragione perché oppongo la federalizzazione è perché non ha senso. Non esiste una nazionalità europea. Non ci identifichiamo come europei quando viaggiamo all’estero del continente, piuttosto, diciamo con più orgoglio che siamo italiani, tedeschi o portogalli. Siamo la nostra nazione perché là è dove abita le nostre anime. Ci condividiamo una storia, appena una cultura, ma noi siamo davvero diversi. Se né possiamo comunicare con qualcuno per una differenza di lingue, come potremmo condividere un passaporto comune? La idea è un’assurdità totale, e nessuno la vuole comunque. La mia proposta è per evitare il crollo imminente. La rivitalizzazione della nazione e la democrazia dentro dell’Europa per spingere la rigenerazione del continente che tutti noi amiamo.
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La Giovine Europea non è un’invenzione mia propria. L’idea e precetti vengono del rivoluzionario risorgimentale Giuseppe Mazzini, che scriveva molto dell’unificazione dell’Italia e il principio della nazione come il cammino verso la pace mondiale. Opponeva al imperialismo austriaco, alla monarchismo e al fascismo, e anche al comunismo. Credente in una rivoluzione popolare della gente italiana, Mazzini agitava per la guerriglia per la liberazione degli italiani per la sua propria sovranità. Anche lui credeva che ogni nazione ha una missione da Dio, che la nazione è il meccanismo per realizzare questa missione per servire l’umanità. Contro il cosmopolitismo liberale, piuttosto che il antinazionalismo, credeva in un vero internazionalismo che sottolinea l’autodeterminazione, qualcosa che inspirava tanti capi di varie rivoluzioni nazionalisti, tra gli altri Sun Yat-sen fondatore della Repubblica di Cina, il Mahatma Gandhi dell’India, ed il presidente statunitense Woodrow Wilson. Il suo partito risorgimentale era La Giovine Italia, un’organizzazione fondata nelle sue credenze per la liberazione nazionale degli italiani. Ma, come una maniera complimentare e connettere gli altri movimenti mazziniani nell’Europea, Mazzini ha fondato il partito La Giovine Europa, una coalizione sperando creare un’armonia tra le nazioni libere europee, e stabilire una futura federalizzazione.
L’idea modera di La Giovane Europa è una basata nelle idee e principi della nazione come Mazzini, ma con più rilevanza al contesto contemperale. Il nome, invece di scegliere altro, ripresenta la rigenerazione dell’Europa necessaria: dobbiamo rendere l’Europa nuova ancora perché viene insieme alla rivitalizzazione nazionale dentro di ogni paese europeo. L’idea di questo partito è promuovere una mancomunità europea, un nuovo internazionalismo, e una nuova filosofia sociale per strutturare la vita.
La Mancomunità Europea è l’alternativa all’Unione Europea. Un’Europea basata nella sovranità e libertà delle nazioni in un’associazione uguale senza la dominazione dei poteri principali. Significa il seguente: un fine al parlamento europeo, la commissione europea, ed il tribunale europeo di giustizia, con un nuovo trattato europeo della mancomunità dettagliando i principi della sovranità nazionale. Fine all’unione doganale e la libertà nazionale di poter fare accordi commerciali indipendenti, ma il mantenimento del mercato singolare interno. Fine dell’accordo Schengen, imposizione di regolamento responsabile della libera circolazione delle persone; la libera circolazione di lavoro mantenuta. Fine alla nazionalità europea.
Come la Mancomunità, propagazione del principi della nazione e l’autodeterminazione mondialmente. I membri possono decidere partecipare in azione internazionalista se vogliono o no, ma parte della questa azione deve essere la aiuta collettiva e attiva nello sviluppo delle economie e delle democrazie di altre nazioni. No inversione passiva, ma collaborazione attiva per sviluppare i loro mercati e migliorare le condizioni economiche. Anche, aiuta di costruire un senso di nazione con istituzioni basiche nazionali e anche tradizioni e letterature.
Pertanto dobbiamo attuare. Dobbiamo attuare per due ragioni: per salvarci stessi, e perché il mondo ci bisogna. Solitamente vedendo alla nostra storia, già sappiamo che siamo destinati per la grandezza. Potremmo fare tantissimo bene nel mondo se lo volessimo realizzare. Il cammino avanti non è retrocedere. La maniera di ricompensare i nostri peccati passati non è morire. Davvero, è vivere meglio che abbiamo mai vissuto! Abbiamo bisogno d’essere l’alternativa per un mondo attrappato tra il cosmopolitismo globalizzante ed le forze totalitarie e reazionarie. I popoli del mondo hanno bisogno di una forza morale, responsabile, basata nella comunità, che agisce dall’amore e non dal cinismo; loro necessitiamo la speranza, e la possiamo essere noi! Non c’è nessuno più appropriato per il lavoro. Dobbiamo essere vivi, nuovi. Dobbiamo essere la Giovine Europa…
Sull'Autore
David Tait è il fondatore di La Konfederisto e ha contribuito molti articoli in varie lingue.
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